Pagina (305/484)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      ..
      - La chiesa di San Marco, - disse il Conte, - sì, sì, lasciate fare a me.
      Si mandò tosto, e poco dopo comparve Lupo tutto lieto d'esser tornato nella buona grazia del suo antico padrone, di potersi trovare in compagnia dei suoi cari parenti, dei suoi compatriotti. Com'ebbe inteso cosa si volesse da lui. - Tutto sta, - disse, - che i nostri montanari vi si acconcino, dopo tutto quello che hanno patito; quanto ai soldati me la piglio sopra di me: che volete che tengan rancore i soldati? Staremmo freschi; e poi che ragione ne hanno coloro?
      Il curato scese tosto nel salotto a preparare l'animo dei suoi buoni popolani alla riconciliazione desiderata: non avea ancora finito di parlare, che entrò Lupo tenendosi a braccio il Vinciguerra, e dietro ad essi vennero innanzi tutti gli altri soldati che avean potuto portar via la pelle da Limonta, e che Lupo avea poi tornato a vedere a Chiaravalle quando gli volevano far quel giuoco che sapete.
      I soldati furono i primi a gridare: - Viva Milano! viva quei di Limonta! - e i montanari, mezzo persuasi dalle ammonizioni del curato, mezzo commossi da quel grido, da quegli aspetti guerreschi che in quel punto spiravano schiettezza e pace, si levaron loro incontro, ed abbracciaronsi a vicenda persecutori e perseguitati, dimenticando le offese e le vendette fatte e patite, e mutando ogni antico rancore in una subita benevolenza.
      Solo il barcaiuolo non s'era levato da sedere, e colle braccia avvolte sul petto, e le mani sotto le ascelle, conservava una faccia nè persuasa nè commossa, una faccia dura e ringhiosa.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





San Marco Conte Lupo Lupo Vinciguerra Limonta Lupo Chiaravalle Milano Limonta