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      La buona vecchia si strinse tosto in molta dimestichezza colla famiglia del falconiere: Marianna, Ambrogio, Lupo e Lauretta le avean posto amore, e la riguardavano come una parente, ed ella non restando mai dal trafficare per casa per ammannire, per governare, per dar sesto dove bisognava, parlava pur sempre delle sue montagne, del suo lago.
      Solo con Bernardo non potè mai dirsela: quel lasagnone non aveva rimesso un punto della sua caparbietà nel favorire il Bavaro e l'antipapa; non usciva di casa per non rischiare di farsi rompere il capo in grazia di quelle dottrine che non eran più all'usanza, ma nell'interno della famiglia non restava mai di borbottare, di tempestare, di tribolare or questo or quello, e l'ospite limontina non era risparmiata più degli altri nelle sue ire dottrinali, nelle sue scismatiche fantasticaggini.
      Intanto giugnevano le novelle dell'esercito del Bavaro che veniva innanzi: erano due, tre, quattromila barbute; e un numero infinito di pedoni: Cane della Scala mandava in suo aiuto quattrocento militi; molti signori ghibellini di varie città di Lombardia, molte fra le più potenti famiglie di Milano stessa aveano levato lo stendardo, ed accorrevano coi loro vassalli in aiuto dell'imperatore: le sue forze erano enormi, gli apparecchi per l'assalto spaventosi.
      Fu allora che giunse da Lucca il Pelagrua, e, conferito segretamente con Lodrisio, corse a munire il castello di Rosate: poco dopo arrivò un altro corriere con lettere pel Vicario, e si sparse la novella che Marco era signore di Lucca e del suo territorio.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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