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      Levato il ponte, chč non v'era pių chi lo impedisse, e tornato tutto quieto, si venne per calare affatto la saracinesca, e vi trovaron sotto un bel cavallo baio d'Ungheria preso insieme col suo padrone. Il cavallo, a cui quello smisurato peso era caduto sul fil delle reni, avea fracassato le gambe di dietro; il soldato vi era tenuto per un piede, e tutt'e due si divinghiavano e facevan forza per uscir di sotto a quel pondo doloroso. Il povero animale, schiacciato contro terra le parti deretane, colle orecchie aguzze e la criniera ritta sul collo, cogli occhi infocati, che gli volevano schizzar fuori dalla testa, colle narici spalancate, alzava il capo di tanto in tanto, e voleva levarsi sulle zampe dinanzi che stendeva in fuori e ritraeva contro al petto, curvandole e raspando ferocemente; mordeva quanti se gli avvicinavano, e metteva un ringhio di dolore: l'uomo con un pič rotto fra le gambe rotte del cavallo e la saracinesca addosso, ad ogni prova che l'animale facea per aiutarsi veniva scosso e trabalzato con indicibile strazio: si scontorceva, si aggrappava, ed ora levandosi s'un ginocchio e giungendo le mani pregava nel suo tedesco che gli donasser la vita per amor di Dio, ora ricogliendo da terra la spada, la brandiva ferocemente, e cosė impedito, cosė malconcio come era, mostrava pure di non volersi lasciar uccidere senza difesa. Veduto in quell'atto al chiarore delle faci, col volto tutto ispido di peli che tiravano al rosso, cogli occhi grigi scintillanti, stralunati, pieni di rabbia, di spasimo e di paura, parea un lupo preso nella tagliuola nel momento che il pastore gli vien addosso col bastone levato per dargli sul capo.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





Ungheria Dio