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      Quanto ad Ottorino, le contraddizioni, le traversie sofferte per cagion di Bice gliel'avean sempre più profondamente confitta in cuore: se prima l'immagine dell'amata fanciulla si mischiava a tutti i sogni della sua fantasia, ora riempiva essa sola il vôto di quell'animo appassionato. Dissi il vôto del suo animo, perocchè il giovane, dopo le amarezze venutegli da Marco, tenne d'essersi rotto del tutto e per sempre con quell'antico suo signore, e si vide per conseguenza mancar dinanzi il termine della sua vita, che fino a quel punto non era stata impiegata che per gradire a lui, dal quale solo si prometteva lustro e grandezza. Cadutegli in dispetto le persone e i luoghi che gli rammentavano le gioie passate, e l'avvenire perduto, nè rimanendogli in cuore altro che Bice, l'unico desiderio che ancor gli durasse, era di farla sua, ma di abbandonar poi tosto in compagnia di lei questa terra nativa, e passar in Asia a combattere i Saracini; chè questo era in allora l'ordinario partito a cui s'appigliavano tutti quelli, che, disgustati del loro paese, non isperavano di trovarvi più bene.
      Come credere però che i parenti della fanciulla volessero acconsentirgli di torsela compagna in un sì lungo e disastroso viaggio, in cerca d'un avvenire travagliato e tenebroso? Ma che direste voi, che l'apprensione ch'essi conservavano tuttavolta di Marco tolse via ogni difficoltà? Ermelinda si lasciò torcere a quel duro passo per la sollecitudine di porre la figlia in sicuro da ogni prova, che l'amore, chi sa? fors'anche il capriccio del Visconte, avesse mai coll'andar del tempo potuto tentare sopra di essa; e per allontanare nello stesso tempo il pericolo che Ottorino, venendo mai a scoprire la vera cagione dell'odio che il signor suo gli avea côlto adosso, non avesse avuto per furor geloso a cimentarsi con un sì potente e formidabile rivale.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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