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      Ermelinda le avea offerto che restasse in casa sua, ella e il marito; questi tanto vi si recava; ma la buona vecchia montanara, tratto in disparte il suo uomo, gli fece questo discorso:
      - Sentite, Michele; quei pochi giorni che il Signore ci lascia quaggiù, ci provvederà come ci ha sempre provveduti. Quando il nostro povero Arrigozzo, (che Dio gli faccia misericordia!) era bambino che mi stava ancora al petto, vi ricordate bene, le annate andavano forti e calamitose ancor più d'adesso; eppure la Provvidenza ci è mancata mai? siamo stati mai a carico di nessuno? Grazie al Signore la vista mi regge, le dita mi vagliono; filerò, filerò tutto il giorno, filerò la notte, se non basta, mi caverò il tempo dagli occhi, e tireremo innanzi.
      Noi siamo gente materiale, siamo avvezzi a stentar la vita, ma gl'impigli e le alture d'un padrone non sapremmo patirle: abbiamo fatto il callo a camminare scalzi fra i ciottoli e i rovi, ma le scarpe ci farebbero male ai piedi...
      E poi, se il Conte si ferma qui, come pare che n'abbia intenzione, vorreste voi seppellirvi pel resto dei vostri giorni fra queste muraglie che levano il fiato? Per me non torrei a patto di starci se mi avessero a far regina. Oh le nostre montagne! quel lago che ti allarga il cuore! quegli ulivi, quei castagni, quel cielo bello, grande quanto tira la vista! chè qui bisogna alzare il capo a guardare in su per vederne quattro palmi, tanto che non sono mai arrivata in tutto questo tempo a poter capire da che parte nasce e da che parte va sotto il sole.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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