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      Oh non v'andate, Ottorino! fuggiamo da quell'uomo, menatemi a Castelletto.
      - Ma non è più quel di prima, ti dico, vedi ch'egli medesimo mi si scusa, e vuol ristorarmi il male che m'ha fatto.
      - Oh! no, no non v'andate! fuggiam da quell'uomo, vi ripeto; fuggiamo fin che n'abbiamo tempo!
      - Senti, cuor mio, - disse Ottorino prendendole una mano, - codesto tuo terrore, codesto abborrimento è troppo fuor di ragione; alla fine, fra te e lui, che termine è seguito mai, altro che di cortesia? Non è egli che ha donata la vita a Lupo per le preghiere tue e di tuo padre?
      Bice, al sentir rammentare così direttamente quella terribil notte che le stava sempre dinanzi, fu presa da un soprassalto di terrore; e mettendo una mano sul braccio dello sposo, gli disse: - Ah Ottorino, voi non sapete tutto!
      - Come? - ripigliava questi con un atto di stupore: - anche tu l'hai conosciuto? Io credetti... Sì, è vero, il cavaliere che mi scavalcò nella giostra era Marco: ma sai tu ancora che la mia vita è tuttavolta un dono della sua cortesia? Sai tu ch'ei mi venne a colpire colla lancia spuntata?
      Ella, che con quelle parole sfuggite nel primo turbamento era stata sul punto di rivelare tutto l'arcano dell'amore di Marco, sentendole rivolte dallo sposo a men gelosa significazione, ebbe tempo di rientrare in sè stessa, di pensare quanto importasse il segreto, di ricordarsi delle calde raccomandazioni fattele dalla madre perchè non ne lasciasse trapelar nulla ad Ottorino, onde non rischiare di metterlo alle prese con quel formidabile signore; e però abbassò il volto sul petto e si tacque.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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