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      - Sicuramente, e di passo: a quel che mi diceva mio fratello da Gallarate a qui in due ore ci dovevamo essere; e vedete anche voi quanto tempo s'è cavalcato, e come s'andava sempre di gran trotto.
      - Bene, - ripigliava Bice, - in quattro ore Ottorino dovrebbe essersi sbrigato... Di' un po', quanto ci corre dal Seprio a qui?
      - Non ne so nulla; sapete pure s'io ho pratica di queste parti.
      - Così per discrezione, - insisteva la moglie d'Ottorino. - Vuoi dire che vi possan essere otto miglia? Via, rispondi qualche cosa: ti par forse poco eh?... bene, mettiamo dieci, mettiamone anche dodici; voglio far il conto largo... dodici poi, è vero?...
      - Oh sicuro, dovrebbe esser lì presso.
      - Or bene, gran faccenda per uno a cavallo! sono subito fatte; e però può arrivare quando che sia, e io l'aspetto fra poco; non l'aspetti anche tu?... dillo, in nome di Dio, dillo una volta, non ti par di sì?
      - Potrebbe benissimo arrivare, ma però... ov'egli indugiasse, non sarebbe da farsene caso, chè, si sa bene, quando gli uomini hanno a trattar delle loro faccende, non possono guardarla tanto nel sottile, in una o due ore di più o di meno.
      - Adesso parli bene, questo lo capisco anch'io; e credi tu che per una, o per due ore, volessi andar tosto a pensare disgrazie? so bene quanti casi possono occorrere, e come dico, non me ne spaventerei; ma però può anche giungere subito, ed io l'aspetto: gliel'ho raccomandato tanto!... Ma sta... non senti tu una pedata? ch'ei fosse giunto senza che ci siamo accorte del rumor dei cavalli a passare il ponte levatoio?


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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