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      Così dicendo balzò in piedi per farsi ad una finestra; ma Lauretta, che vi stava più vicina, vi si affacciò prima di lei. La finestra dava su d'una loggia colle vôlte a crociera, rette da sottili colonnine; vide ella chi ne veniva, e lo riconobbe prima che la padrona avesse avuto tempo di guardare; e ritraendo il capo dalla ferrata che v'era dinanzi:
      - No, no, - diceva, - non è nessun di loro; dite un po' chi viene? è il Pelagrua.
      - Chi? il procuratore del Monastero, quel ch'era a Limonta?
      - Appunto, - rispondeva l'ancella, e seguitava tosto: - Come fa mo egli a trovarsi qui costui, chè da quel dì che scappò dal paese non se ne seppe più nuova? Vi dico il vero, che quella faccia non mi piace niente; sarà un'ubbia... Oh! ma che vo io a cavar fuori adesso?...
      - Sì, sì: lascia un po' da banda codeste scempiaggini: io lo so benissimo come è qui costui, anzi doveva immaginarmi d'avervelo a trovare, solo che ci avessi posto mente: te lo dirò poi. - Bice si ricordò d'allora che, essendo a Varenna con Ottorino, il dì dopo il naufragio, il giovane ora suo sposo, a sollecitazione del pievano di Limonta, s'aveva tolto sopra di sè d'allogare il procuratore fuggiasco e minacciato; e non sapendone più in là, al sentirlo ora quivi, si venne immaginando ch'ei gli avesse poi dato qualche impiego nel suo castello.
      Fu bussato all'uscio del primo salotto: Lauretta, cui la padrona avea fatto un cenno affermativo del capo, disse: - Entrate. - Le imposte s'apersero, e comparve il Pelagrua. S'era cavata una berretta di velluto nero, e tenendola nella mano sinistra, veniva innanzi col capo basso facendo inchini.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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