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      Quando i due manigoldi furono all'ordine, vennero a far la loro parte com'eran concertati.
      Quegli che dovea spacciarsi pel corriere era un vecchio birbone scampato dalle forche, che il Pelagrua avea stanato da un casolare vicino al castello, in cui vivea d'accatto, posciachè domato dagli anni non potea più viver di sangue: il tristaccio era guercio, con un largo sfregio che attraversandogli la fronte e il naso, gli entrava nell'occhio sinistro: avea i capelli rossi, la barba rossa. Al primo metter piede nella camera delle donne, finse di scappucciare, e venne innanzi barcollando, e movendosi tutto a ondate.
      Bice ne ebbe paura e si levò da sedere; ma il Pelagrua le si fece vicino, e coll'usato suo atto di sommessione, additandole il sozio, dicea sotto voce:
      - È un buon figliuolo, vedete; peccato ch'ei s'avvinazzi troppo spesso! e allora... è un po' latino di bocca... Gli è per questo che non m'arrischiava di condurlo alla presenza vostra... basta, io v'ho obbedito. Egli è giunto già un po' alticcio; qui poi in questo po' di tempo, bevi e ribevi, s'è strafatto. Con tutto ciò se volete interrogarlo, qualcosa, spero, saprà rispondere ancora!
      - Domandategli un po' se ha veduto il mio sposo prima di partire, - disse Bice.
      Il Pelagrua si accostò al finto ubbriaco, e battendogli una mano su d'una spalla: - Senti, Mastino, - gli disse, - qui madonna ti domanda se hai veduto quel cavaliere per conto del quale sei venuto da Castel Seprio?
      - Il cavaliere? - rispose il tristo affoltando e frastagliando le parole, - se l'ho veduto il cavaliere! e non vuoi che l'abbia veduto se è stato lui che mi ha fatto portar quel fiasco che ti diceva: ma che vino ve', che vino!


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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