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      Il conte del Balzo, - dopo d'essersi fermato un momento a contemplare quello spettacolo, si volse alla moglie tutto gongolante, e: - Vedi, - le diceva, - è tuttora in piedi l'apparato che servì pel ricevimento della sposa.
      Tosto che dal castello si vide comparire la piccola brigata, corsero loro incontro due valletti in vestir succinto, listato di cilestro e di bianco, con una verghetta d'argento in mano; uno di essi domandò con molta cortesia al falconiere, che precedeva di pochi passi i signori, chi fosse il barone e la dama che si apparecchiavano ad onorare quel castello della loro presenza.
      - Sono il conte e la contessa del Balzo, - rispose il falconiere.
      A quel nome l'interrogante si pose a bocca un corno, cui diede fiato, e fu visto uscir dalla porta un drappello d'uomini armati che si collocarono in due file al di qua e al di là del ponte levatolo, per far ala ai vegnenti. Poco stante s'intese una campanella sonare a festa dall'alto d'una rocchetta, e venir quindi dall'interno del forte un gridìo, un romore festoso che soverchiò quel suono. I nostri, passato un androne, poser piede nel cortile; parea una fiera: un nugolo d'uomini, di donne, di ragazzi vestiti tutti dei loro abiti festivi, si fe' loro incontro facendo risuonar l'aria di acclamazioni: tra la folla eran giullari che aggiravan cani, facevan giuochi, sonavan liuti, cornetti, tamburelli, e traverse e ribecchini, e ogni sorta di strumenti che usavano a quel tempo.
      Il falconiere balzò in terra, e veniva alla padrona per aiutarla a smontar da cavallo; ma in quella fu visto un uomo tutto rosso e scalmanato accorrere tra gente e gente, facendosi ballare sulle cosce una pancia trionfale; costui, ch'era il castellano del luogo, fece cenno ad Ambrogio di trarsi da banda, e giunse in tempo ad adempiere al suo ufficio di tener la staffa alla dama: tutto ansante, stette un momento senza profferir parola, e intanto spandendosi colle braccia, curvandosi a far inchini, buttandosi via con tutta la persona, dava segno del suo ossequio, della sua consolazione.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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