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      Tempestato allora da una furia d'interrogazioni, il giullare non sapeva risponder altro che quello che avea già detto. Ma da tante domande, potè alla fine raccogliere il costrutto di quell'imbroglio, che dapprima voleva perdervi dentro il cervello: capì che si trattava nulla meno che della sparizione di Ottorino, della sua sposa e dell'accompagnamento, del quale accompagnamento intese che faceva parte anche Lupo. Il Tremacoldo, commosso dal dolore dei due poveri parenti, ricordevole delle cortesie usategli da Ottorino e da Lupo, tirato da una certa vaghezza d'avventure, tanto potente a quei tempi, massime quando vi fosse implicata una bella, com'era il caso, risolvette di andar dietro a quel lieve filo che avea in mano, per mettersi in traccia degli scomparsi, e tirar in luce, se fosse stato possibile, tutto quel mistero: manifestò ad Ermelinda e al Conte questa sua generosa risoluzione, così di voglia, e con tanto affetto, che ne furono entrambi inteneriti.
      Il Conte, dopo aver accettato con parole della più calda riconoscenza l'offerta de' suoi buoni uffici, disse al Tremacoldo:
      - E non sarebbe cosa buona che ti pigliassi in compagnia qualcuno de' miei servitori? Ambrogio, se vuoi, che è il padre di Lupo e d'un'ancella di Bice, scomparsa anch'essa cogli altri; egli è uomo discreto, prode della sua persona, e se gli stia a cuore questa scoperta, puoi pensarlo.
      - No, no, - rispose il giullare, - le non son brighe codeste da pigliarsele in più d'uno; con un vostro servitore poi, peggio che peggio; a me, a me: e quando abbia qualcosa da farvi sapere, dove vi troverò io?


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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