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      - Fate così, - rispose Ermelinda, - noi ci fermeremo a Castelletto tre giorni ancora a non contar questo d'oggi; se il Signore ci fa tanta grazia che abbiate ad aver qualche buona nuova, qui ci arriverà tosto: così ci avesse ad essere inutile la vostra cura, e potessimo essere consolati anche prima! ma se Egli vuol provarci con un più lungo spasimo, dopo questo tempo, ci troverete a Milano. Sentite, buon uomo, - seguitava poi, - so che facendo un'opera di tanta carità avete in mira un ben altro guiderdone... nondimeno accettate la promessa che vi fo in questo momento che d'ora inanzi non avrete più mestieri di cavarvi il pane dal liuto.
      - Vi ringrazio, - rispose il giullare, - ma... che serve? lo dico di vero cuore, vorrei dar io non solo il pane che mi cavo dallo strumento, ma lo strumento medesimo, che m'è caro come un fratello, e per giunta, le dita con che lo tocco vorrei dare, per vedervi contenta.
      - Iddio ve ne rimeriti.
      - Del resto, vedete, è una fortuna per me che questo mio liuto possa impiegarlo in un'opera di misericordia prima di cambiarlo nel saltero, come ho speranza di far presto; e chi sa che non abbiate ad esser voi quella che mi agevoli codesta trasmutazione.
      - Il giullare è prete, - entrò allora a dire il Conte per ispiegare alla moglie quelle parole ch'ella non poteva aver intese; - adesso al levarsi dell'interdetto, vorrà abbandonar questo mestiere e rientrar nel beneficio perduto, e spera che voi abbiate a fargli buon'opera presso il legato vostro zio.
      - Appunto, - disse il Tremacoldo, - par proprio che mi siate in corpo.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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