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      - Come va questa faccenda? -, disse fra sè, - l'ho messo fuori in questo momento, ed è fin là! che abbia il diavolo addosso colui? che storia è codesta? -
      Lupo di gran carriera per la strada dritta, il Tremacoldo a rompicollo giù pei boschi, e a ora di sera si trovarono insieme a Milano in casa del conte del Balzo.
      Pensate come rimanessero smaccati e dolorosi quei mascalzoni del castello, quando s'accorsero che il giullare non compariva più, e, trovata vota la prigione, si vider giuntati essi del più bel cavallo delle loro stalle, e consideravano per ristoro che maladetto rumore avrebbe levato loro in capo il padrone, al risapersi di quel bel negozio.
     
     
     
      CAPITOLO XXVI
     
      Quella buona lana di quel Lupo ne avea già scampate tante a' suoi dì, a non contare che le narrate da noi; i suoi parenti avean tremato e palpitato tante volte per amor suo; avean tante volte provata la consolazione del vederlo uscir salvo da mortali partiti di ogni fatta, che, per dir il vero, pare che avrebbero dovuto ormai avervi fatto il callo: la cosa non era però così, e non s'immagini il lettore che più sviscerate di quel che furono questa volta potessero essere state mai le accoglienze fattegli.
      Se non che il tripudio di quei primi istanti venne ben tosto contristato dalla memoria della povera Lauretta, della quale il tornato non sapeva dar conto nessuno ai parenti, nè essi avevan notizia da dare a lui.
      Ermelinda e il Conte si fecero ripetere dal figlio del falconiere tutti i più minuti particolari di quella strana avventura, nella quale egli s'era trovato involto, ben evidentemente, come parte secondaria: ma il giovane poteva dar poca soddisfazione: dal punto in cui egli avea lasciata Bice a Gallarate per andare al Seprio a cercar d'Ottorino, non sapeva più nulla degli scomparsi.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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