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      - Lo so, lo so; basta, ora restiamo in questo concerto... E vorrei dirvi una cosa prima di lasciarvi...
      - Di' pure, di' sicuramente.
      - Voleva dire che se mai... se... Ma già non fa di bisogno, chè vi son raccomandati anche troppo da per sè... E poi, siete tanto caritativa con tutti, anche con quelli che non v'attengono che come prossimo... Via, non ho più altro, - e proferendo queste parole se n'andò a dar effetto a quanto avea divisato.
      Uscendo della porta per mettersi in cammino, Lupo si scontrò in Lodrisio che passava di là a cavallo in compagnia di due scudieri. Egli conosceva quel barone, e sapea che, quantunque fra esso ed Ottorino vi fosse una ruggine antica, nessun dei due era uscito mai dai termini di quelle convenienze, che, come ognun sa, sopravvivono spesso all'amicizia; e però, cavatosi il berretto, inchinò il parente del suo signore, e tirò innanzi per la sua strada, senza accorgersi d'un improvviso e strano atto di stupore che quegli fece vedendolo, e lontano poi dal sospettare che una cura, certo ben diversa, ma rivolta però sulla persona medesima, occupava in quel punto l'animo suo e l'animo dell'odioso cavaliere, e dirigeva i passi d'entrambi nel contrario cammino a cui erano dirizzati.
      Noi lasceremo andar Lupo per tener dietro a quell'altro, il quale, avendo ricevuta il dì innanzi una lettera del Pelagrua, s'avviava al castello di Rosate, onde conferir seco intorno alle faccende comuni.
      Lodrisio, dopo la prima maraviglia venutagli dalla vista di quel suo prigioniero, ch'egli in quel punto facea in tutt'altra parte che in Milano, in ben altra condizione che di viaggiatore, disse alcune parole all'orecchio d'uno de' suoi due scudieri, il quale accennato col capo di sì, fermossi indietro.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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