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      - e queste parole le porse coll'accento angoscioso di chi ha sul cuore un segreto tremendo che sta per traboccarne; ma fissando poi gli occhi in volto alla sua compagna di sventura, che in quel punto le si metteva a sedere a lato, sospirò dal profondo del petto, e si tacque.
      - Come? - disse Lauretta tutta agitata, - sapete forse qualche cosa? v'ha egli qualche mistero? dite, ditemi.
      - No, no, via, acquetati, chè non è nulla.
      - Ch'io m'acqueti? oh come posso?... Già fin da ieri ho dovuto accorgermi che avete qualche cosa sul cuore, qualche cosa che volete tenermi nascosta. Dite dunque, dite.
      - Lasciami, - ripeteva la padrona.
      Ma l'ancella, pigliandole affettuosamente una mano, e stringendola fra le sue: - Cara Bice, - la supplicava con voce commossa, - dolce mia signora! non m'avete voi promesso che sarei stata a parte di tutto il bene, di tutto il male, che vi sarebbe toccato nella vita?
      - Oh, la mia buona Lauretta! - proruppe Bice frenando a fatica le lagrime, - un gran sopraccarico al mio dolore è il pensiero di te, che tolta in grazia mia all'amore de' tuoi parenti, alla pace delle mura domestiche, forse sei destinata... Ma il Signore è misericordioso, egli ti salverà... credimi che di tanto lo prego nell'angoscia mortale dell'anima mia.
      - Ohimè! - disse l'ancella sempre più sbigottita, - le vostre parole accennano una sciagura, non lasciate ch'io l'ignori, parlate per l'amor di Dio, cavatemi da tanto spasimo.
      Bice a questo si levò in piedi, aperse un cofanetto che era sul tavolino, e: - Vedi, - diceva, - queste carte che son qui dentro?


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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