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      Ma a questo punto la narrazione fu interrotta da un rumore che si sentì all'uscio donde si usciva sul loggiato. Qualcuno bussava: l'ancella, riscotendosi tutta, fece l'atto di levarsi; ma Bice la prese per una mano, e: - Non ti mover di qui, - le disse sommessamente, - non voglio che tu apra a nessuno.
      - Lauretta! Lauretta! - gridava al di fuori la voce conosciuta del Pelagrua, - è giunto un cavaliere, il quale reca novelle di Ottorino, e vuoi parlar tosto colla tua padrona.
      - Rispondigli, - le disse questa sotto voce, - che a quest'ora non voglio veder nessuno, che lo riceverò domani.
      - Domani! venga domani! adesso non può, - si pose a gridare verso l'uscio l'ancella con voce incerta e saltellante, tremando tutta quanta come se le entrasse il ribrezzo della febbre.
      - Ha bisogno di parlarle subito, - seguitava dal di fuori il Pelagrua, - ha delle buone nuove da darle... Via, apri, chè buon per lei... apri dunque, hai capito?... con chi parlo io? vuoi aprire, sì o no?... e che sì, cervellina, che te la farò intender io la ragione! - Intanto non cessava dal battere, dallo scrollare, dal tempestar l'uscio colle mani e coi piedi, ma tutto invano; perocchè le due prigioniere abbracciate l'una con l'altra, timide, trepidanti come due colombe, non rispondevan parola; e l'uscio non poteva aprirsi, serrato com'era pel di dentro con un grosso chiavistello. Dopo un gran pezzo cessò il rumore, cessò la voce del Pelagrua, tornò tutto nel primo silenzio; e le due spaventate incominciavano a riavere il fiato, quando sentirono dietro le spalle come un vento che percotendo d'improvviso, fece vacillare, e quasi che spense la sottil fiammella della, lucerna.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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