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      - Egli allora voleva correre, voleva gridare, voleva cavarsi da lato il pugnale; ma per quanti sforzi facesse non poteva mai staccar l'un piede dall'altro: la voce parea impedita, il braccio parea morto.
      Avea durato pochi momenti in questo affanno, quando nel destarsi sente tutto ad un tratto stringersi furiosamente alla gola, e cadersi qualche cosa di violento e di pesante sul corpo: si riscuote urlando, spalanca gli occhi: non era gią questa un'immaginazione. I due manigoldi arrivati la sera gli erano addosso coi ginocchi sul petto: e l'uno lo stringea per le canne, e l'altro gli menava disperatamente al petto con un pugnale, mentre l'oste dietro ad essi con una lucerna in mano, s'affannava a gridare: - Tienlo saldo! guarda che non si levi! e tu, Passerino, dągli forte! dągli al cuore!
      - Ha il giaco sotto al farsetto, e la punta non lavora, - rispondeva colui.
      - A me, a me, - disse allora l'ostiere, - tenetelo fermo, tenetelo tutt'e due; - e, deposta in furia la lucerna per terra, corse a dar di piglio alla stanga che era dietro l'uscio.
      Il mal giunto, che si dibatteva sotto quelle braccia nerborute, fece un ultimo sforzo, tanto che gli riuscģ di rivoltarsi sossopra, e d'andar ruzzoloni egli e i due furfanti, tutti in un fascio, sotto le gambe del cavallo vicino. La bestia spaventata da quel fracasso, da quel garbuglio che si sentģ fra' piedi, considerate se inferocģ: si scagliava, sparava calci, s'impennava, quanto acconsentiva la cavezza; e ricadendo scalpitava or questo or quello dei tre avviticchiati, i quali ebber di grazia a lasciar la presa, a svinghiarsi, per iscappar di sotto a quella tempesta.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





Passerino