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      Il Limontino fu lesto a saltar in piedi per il primo: in un batter d'occhio ebbe sguainata la spada, e vistosi dinanzi l'oste che un po' era stato tenuto in rispetto dalla ruina che menavano i cavalli, un po' non s'era potuto risolvere a dar giù in quel viluppo di braccia, di capi, di gambe, che tanto potevan essere dell'avversario, quanto del compagno, gli si avventò addosso, e gli cacciò con tanta furia la punta nel ventre, che sentì l'urtar dell'elsa contro la persona.
      - Tu va all'inferno! - disse Lupo vedendolo cader per terra che versava il sangue insieme e le budella: e si rivolse furioso verso uno degli altri due masnadieri, che spacciatosi in quel punto dalle gambe del cavallo gli veniva alla vita, con un maladetto riso di scherno e di rabbia sulla bocca; un maladetto riso, che rendeva aria a quello che gli avea dato tanto tempo da fantasticare la sera, prima d'addormentarsi: - Ah sei tu? - gli gridò il Limontino, - s'assassina a questo modo i cristiani? - e così dicendo gli menò d'un tal manrovescio, che primamente troncò al manigoldo la destra alzata col pugnale, con cui avea tentato di riparare il colpo, poscia gli portò via netta netta una guancia. Il sanguinoso mostro rimasto per un istante in piedi strinse insieme con orribile ringhio le due bianche fila dei denti nudati; barcollò annaspando colla mano che gli era rimasta e col moncherino, come una cosa balorda; poi cadendo, di traverso addosso alla muraglia la sozzò tutta quanta di sangue.
      Restava il terzo: ma il terzo, vista la mala parata, era stato lesto a scapolarsela carpon carpone fra un cavallo e l'altro; e già, balzato in piedi, girava bravamente dietro le groppe dell'ultimo per battersela fuor dell'uscio; quando la bestia, insatanassata per tutto quel parapiglia, gli mandò dietro un par di calci, che mal per lui se n'era côlto.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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