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      - Che c'è di nuovo? - domandò Lupo ad un giovinotto che vide uscir di casa con uno spiedo in mano, ed avviarsi verso il forte della calca.
      - Nol sai? - gli rispose, - si va a dar la scalata al Palazzo della Signoria: alle mani! bisogna finirla con questi rinnegati! - e così dicendo gli sparì dinanzi.
      - La scalata al Palazzo della Signoria? -, disse Lupo in cuor suo: - se non ho franteso, mi dicevano a Milano che è appunto là che Marco sta di casa -, e coll'animo tutto sossopra per questa novella, fece alcuni passi innanzi, con un'intenzione di chiarirsi meglio com'ella stesse; ma pensò poi tosto che il domandare così spiattellatamente di Marco in mezzo ad una moltitudine, che, a quel che parea, gli s'era rivoltata contro, non poteva tornar bene a nessuno; e, fatto più riposatamente che poteva i suoi conti, tornò indietro fin dove si ricordava d'aver visto, passando, un'osteria. V'entrò, mise il cavallo in istalla, e cominciò come per ozio a chiacchierare colla vecchia ostessa rimasta sola in casa, chè il marito e due suoi figliuoli eran fuori a far baccano; e dandole attorno con buona maniera, come se non fosse suo fatto, la fece cantar di bello, e le cavò di bocca tutto che gl'importava di sapere.
      Ecco come stavano le cose. Marco si trovava a Firenze già da parecchi giorni. Intanto uno dei capi delle bande tedesche, rimasto a Lucca suo luogotenente, aveva lasciate le briglie sul collo ai soldati, i quali, come quelli che rodevano il freno già da un pezzo, s'eran dati a correr per propria la città, saccheggiando, imponendo taglie, prendendo vendette, travalicando insomma ad ogni enormità; e i cittadini, già frementi pel sospetto che il Visconte fosse in pratica di vender Lucca alla Repubblica di Firenze, eransi levati a tumulto.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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