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      Più d'una volta col solo mostrarsi egli avea fatte cader le armi a numerose torme che già stavano per insanguinarle nel petto dei cittadini; più d'una volta aveva comandato agli stessi rivoltosi di metter le mani addosso ai loro capi, ai loro istigatori; e i rivoltosi, conquisi dalla severa dignità di quel volto, non aveano osato disubbidirgli.
      Contuttociò egli si avvedeva troppo bene quanto debole fosse il filo a cui attenevasi un'autorità contrastata nel principio, e che non avea la forza dalla sua. Ora il principio ei non potea mutarlo, e la forza come se la sarebbe creata? Negli stessi cittadini, mi dirà il lettore, negli angariati Lucchesi, i quali naturalmente doveano aver di grazia di stringersegli d'intorno per tôrsi da dosso quel flagello, quella peste, quei diavoli scatenati. Ma che direte voi? che i cittadini, parte non avean mai potuto veder Marco di buon occhio, parte avean rimesso assai dell'antico favore, parte l'avean anco mutato in odio risoluto. Chi non poteva patire d'avere un padrone che non fosse lucchese; chi non sapeva perdonargli d'essersi riconciliato coi Guelfi; chi una cosa, chi un'altra. Per giunta gli veniva dato biasimo e mala voce da tutti, perch'egli trovandosi, come si dice, fra la incudine e il martello, avea più volte lasciato correre un picciol male per impedirne un grave, avea chiuso un occhio a qualche sopruso, a qualche avanìa degli armati prepotenti, non avea sempre tenuto le bilancie del pari nelle giornaliere differenze fra cittadini e soldati, sicchè la ragione del debole valesse quanto quella del forte.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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