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      Non che egli amasse l'ingiustizia: ma, sapete bene, v'ha una cotal giustizia soldatesca che non può guardarla tanto nel sottile: e poi bisognava essere nei suoi piedi. Quello che vogliam conchiudere si è, che Marco non poteva far assegnamento nessuno sopra i cittadini per opporli alle bande del Ceruglio. I quali cittadini poi, vedete grosso guaio, erano disarmati, senza ordinamento alcuno, e, peggio di tutto, divisi anche fra loro, popolani contra nobili, nobili contra popolani, quartiere contra quartiere, fazione contra fazione; chi la volea da piedi, chi lo volea da capo; di che gli Alamanni pensate se avean buon giuoco.
      Quella stessa sollevazione, di cui facemmo parola di sopra, non fu che d'una porta della città; le altre non risposero alla chiamata; e quei poveracci che facevan tanto baccano all'entrar di Lupo nella città, prima che ei ne fosse lontano appena un cinque o sei miglia, stavansi serrati nelle loro case, zitti e tremanti, salvo una buona ventina che eran rimasti sul lastrico delle piazze e delle vie, infilzati dalle lance dei Tedeschi, e calpesti dalle zampe dei loro cavalli. Questo era stato il bel frutto che avean cavato dalla sommossa, oltre, già s'intende, ad una nuova squassatina, ad una nuova stretta del capestro che avevano alla gola.
      Sicchè, vedete che alla fine poi Marco era da compatirsi, quando per tener quieti i forti faceva un po' a fidanza coi deboli, e dava qualche scappellotto alla giustizia per amore dell'umanità.
      Se non che, posto anch'esso a tali strette, ridotto ogni giorno a peggior partito, vedendo che la Signoria di Lucca gli sfuggiva dalle mani, pensò per tempo a spogliarsene di bel patto; e d'accordo coi capi o conestabili, come si chiamavano allora, delle bande tedesche, entrò in segreti trattati colla Repubblica Fiorentina che già da un pezzo gli faceva gran calca intorno per ottener da lui la cessione di quella città. Le pratiche per un tal mercato eran già molto innanzi, e rimanevano solo alcuni lievi disguagli, per accordare i quali dicevasi appunto che Marco si fosse recato a Firenze.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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