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      All'udir quel vanto il Visconte gli levò gli occhi in faccia, squadrollo un istante da capo a piedi, e schiudendogli un riso pieno di bontà: - Tu non sei dei soliti, - gli diceva, - tu sei stato soldato, tu!
      - E lo sono tuttavia.
      - Vedi se mi sono apposto! già li conosco per aria quelli del nostro pelo: e m'hai viso e presenza che rendono buon testimonio alle tue parole, e che mi ti figurano per un giovane onorato e dabbene. - Lupo si fe' rosso pel dolce turbamento suscitatogli in cuore da quella lode; e l'altro facendoglisi più vicino: - Tu sei ben giovane, - continuava, - dimmi un po', a che fatti ti sei trovato?
      - Il primo fatto a cui mi son trovato, fu quello dell'Adda; che ho combattuto sotto le vostre bandiere: e poi...
      Ma il Visconte, senza lasciarlo andar più innanzi, gli prese con guerriera famigliarità una guancia fra due dita, e stringendogliela amicamente: - Ah! sei dunque una di quelle buone lame, di quelle mie cavezze dei ventiquattro? Tu ti sei messo ben presto al mestiere! siamo amici vecchi, com'è così.
      Non vi dirò come stesse il Limontino al sentirsi toccar con tanta cortesia da quella mano, al sentirsi dir quelle parole da quella bocca. Gli parea di farsi leggier leggiero, di sollevarsi per aria: dalla gota stretta fra le dita di Marco gli si diffondeva, gli trascorreva pelle pelle una dolcezza, un brivido somigliante a quello dell'amore, chè l'ammirazione anch'essa, al pari dell'amore, ha i suoi deliri, i suoi languori, i suoi sfinimenti.
      Quando il Visconte ritrasse a sè la mano, ei gliela prese, e la baciò col fervor d'un divoto.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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