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      .. sì, sostenerlo e offerire a quegli infelici ogni riparazione, e forzarli a perdonarmi. -
      Si pose a sedere, prese la lettera, e lesse:
     
      Marco.
      È una madre desolata che gettandosi ai vostri piedi, che stringendo e bagnando di amarissime lagrime la vostra mano gloriosa, vi scongiura per quanto vi ha di sacro in terra e in cielo, che le rendiate l'unica sua figlia, la gioia suprema, l'ultimo conforto dei suoi giorni infelici. So che i potenti della terra sogliono qualche volta circondare i loro passi di tenebre, nascondere le loro vie, e consumata l'ingiustizia, per parere irreprensibili, far mostra di irritarsi contra i gemiti stessi del misero che l'ha patita: ma voi!... no, voi avete un'anima temperata alla pietà, voi avete provato per tempo che cosa sia il dolore, e non rifiuterete la preghiera d'una povera tribolata.
      Marco, la mia figlia m'è stata rapita: sono più di venti giorni che ella stassi in forza altrui; chi sa in qual parte, chi sa in che mani caduta! È a voi ch'io mi rivolgo risolutamente per domandarla, e voi dovete renderla tosto e illibata ai deserti suoi parenti, al suo sposo tradito e trafugato insieme con lei. È la sua madre che lo pretende da voi in nome di tutti, in nome di Dio.
      Io ve la domando supplichevolmente umiliatavi dinanzi col capo nella polvere, coll'anima sbigottita e tremebonda, ma piena tuttavolta della fiducia, della baldanza che mi infonde il sapere che la mia parola è ascoltata in Cielo, e che anche i forti hanno a morire.
      Ah no, Marco! no, no!... perdonatemi: io non volli che piangere, che pregare; ne' miei detti non debb'essere che umiltà, che atterramento: perdonate a una povera madre fatta temeraria dall'eccesso del dolore.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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