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      .. ne domandate a me? voi?... - e non andava più innanzi.
      - V'intendo, Ermelinda, - proseguiva il Visconte: voi credete che Bice l'abbia fatta rapire io; ma non è vero. Sappiate...
      - Oh Dio! che mi dite mai? dov'è ella dunque?... Marco, perdonatemi;... non ch'io dubiti punto della vostra parola; ma non me l'avete, si può dire, confessato voi stesso pur ora?... Ed è già gran tempo, vedete, ch'io so qual sia l'animo vostro verso quella mia poveretta.
      - Ascoltatemi, - disse allora il Visconte abbassando il capo in atto di reo, e movendo la voce lenta e fioca, che s'andava poi facendo di mano in mano più concitata: - ascoltatemi, Ermelinda. Sì, è vero, io l'ho amata la vostra figlia;... l'ho amata d'un amore tremendo. Fu l'immagine vostra impressa sul suo volto, fu la vostra anima ch'io mi figurai in lei trasfusa, che mi affascinarono e mi tolsero il lume dell'intelletto. Oh! se avessi potuto mettere a' suoi piedi una corona! farla mia sposa e mia signora! Vi fu un momento in cui ho pur gustata la divina dolcezza di tale speranza, e quel momento mi ha perduto; un veleno arcano mi corse nel sangue, mi penetrò le midolle, mi si diffuse come un torrente per tutta l'anima... Quando m'accertai che la fanciulla avea già accolto il voto d'un uomo, era troppo tardi, la piaga si era fatta insanabile... Non vi dirò per che lunga ed aspra via di dolori mi sono condotto fino alla rabbia di meditar la morte del mio fedele, del mio più caro e più generoso parente... Io fremo ancora pensando che fui a un pelo d'imbrattare nel suo sangue questa mano, ch'egli avea stretta tante volte col caldo e modesto amore d'un figlio.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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