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      - Parlate voi di Ottorino?
      - Sì, il cavaliere sconosciuto che combattè con lui ad armi micidiali il dì della giostra, è questo furibondo che vi sta innanzi.
      La donna levò pietosamente gli occhi in volto al Visconte, e parea che volesse dir qualche cosa; ma egli proseguiva col calore d'un'indegnazione sempre crescente: - No, sentite prima tutto. Sapete che a quel tempo io dovetti allontanarmi da questi paesi; or bene, nell'andarmene lasciai qui un mandato di iniquità; imposi a un ribaldo che sturbasse le nozze del giovane colla vostra figlia; il mio oro nelle mani di costui si comprò un traditore perfino nella vostra casa, fra i vostri servitori più stretti: ve lo ripeto, Ermelinda, io non ho comandato il ratto di Bice, non ne ebbi pure il minimo sentore; ma l'iniquo, cui diedi quell'incarico d'infamia, può averne preso animo per trapassare a tanta enormità: ad ogni modo io sono un vituperoso, un... empio...
      - No, no, Marco, per pietà di me, smettete questo duro linguaggio: è un'onta che non vi si conviene, che non è per voi: no, che non è un empio chi prova un sì vivo dolore del suo fallo. La tempesta delle passioni ha potuto trascinarvi fuor del retto cammino, ma il cuore di Marco, ne son sicura, non ne ebbi mai punto di dubbio, il cuore di Marco non fu pervertito mai.
      - Oh mio angelo consolatore! - proruppe Marco tutto intenerito, - che balsamo sono per me queste vostre parole!... Ermelinda, Ermelinda!... Se voi mi foste sempre stata a lato, luce e scorta soave nel tenebroso e duro sentiero della vita, i miei giorni sarebbero scorsi tranquilli e innocenti, pieni della santa gioia dell'amore di marito e di padre; e, giunto sul declinare dell'età, il passato non mi si affaccerebbe grave e doloroso di tanti traviamenti.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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