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      Ivi l'impressione dell'aria aperta, la vista del sole, parvero tornarlo affatto nel sentimento; si ricordò di Ermelinda, la quale stava aspettando; sentì com'ella sarebbe morta di spavento e di dolore, se avesse trovato d'improvviso la figlia a quel modo; e quel pensiero potè restituirgli ad un tratto l'usata forza. Fece segno alla gente che lo seguitava, e che gli era d'intorno, di fermarsi; e con voce sicura, e con un'aria posata, che fece maravigliare tutti quanti, comandò che, spenti i lumi, cessato ogni rumore, la folla si disperdesse tacitamente, e si guardassero bene dal far parola di quanto avean visto laggiù.
      Egli, precedendo Lauretta e i due scudieri che portavano Bice, s'avviò in silenzio verso le camere della castellana.
      Come la figlia del Conte fu posta su d'un letto a giacere, Marco domandò all'ancella di lei, quando la sua padrona fosse spirata.
      - Ell'era ancor viva poco fa, - rispose Lauretta con voce interrotta dai singhiozzi, - e mi è morta di spavento, fra le braccia, quando sentì rovinar l'uscio della prigione, e credevamo che venissero per assassinarci.
      In questa entra il medico del castello ch'era stato tosto chiamato: guarda, esamina la giacente, le accosta un lume alla bocca... la fiammella par che si pieghi alquanto mossa da un tenue fiato. Lauretta, la castellana, le si affaticano intorno, adoperando ogni argomento per riaverla: a poco a poco le si ridesta il battito del cuore, le rinvengono i polsi; il calore della vita torna a diffondersi per le membra.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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