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      Verso un'ora di sole disse di sentirsi stanca e di voler riposare; si coricò, chiuse gli occhi, e da lì a qualche tempo prese sonno; un sonno lento ed affannato: ma tutto ad un tratto fu vista riscuotersi come in sussulto, levò il capo dai guanciali, e tosto vi ricadde; un sudor freddo le corse sul volto, cessò l'anelito, i polsi sparirono; e fu uno spavento generale, chè tutti la credettero spirata. Non era stata però che una strettezza passeggiera di cuore, un deliquio da cui si riebbe in breve, e vedendosi d'intorno i suoi cari che si disperavano:
      - Di che piangete? - disse, - ecco, ch'io sono ancora con voi.
      Tutti le si strinsero d'intorno, ed essa, dopo aver ripreso un po' di lena, rivolta alla madre: - Però, - continuava, - sento che la vita mi fugge, e l'ora è vicina; or via, siate forte, e accogliete l'ultime mie parole, l'ultimo voto dell'anima mia.
      Si trasse di dito un anello, e lo porgeva a lei dicendo: - Mi fu dato da Ottorino alla presenza vostra; simbolo di un nodo che dovea durar poco quaggiù, ma che verrà rinnovato in paradiso... Se vi è concesso di rivederlo, rimettetelo nelle sue mani, che me lo mostrerà un giorno... E ditegli insieme, che in questo solenne momento, tremando d'avermi fra poco a trovar sola nelle mani del Signore, l'ho pregato d'una cosa, pel bene che mi ha voluto, per la sua, per la mia salute eterna, l'ho pregato che non domandi ragione ad alcuno di quel tanto che ho patito quaggiù.
      Riposò un momento, quindi accennando con un lieve moto del capo l'ancella che stavasi a piè del letto: - Io non ve la raccomando: l'avete sempre avuta negli occhi e nel cuore; ma dopo tutto quello che ha patito per me, come mi sarebbe stata una sorella, così sia per voi una figlia.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





Ottorino