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      Solo in un momento di sospensione e di silenzio universale, l'agonizzante parve accorgersi d'un suono represso di singhiozzi, che veniva dalla camera vicina, e levò uno sguardo lento in volto alla madre, come domandandole che cosa fosse: questa abbassò il viso fra le mani, chè non le reggeva il cuore di profferire un nome; ma il sacerdote curvandosi sulla moribonda le disse sottovoce: - Pregate anche per lui, principalmente per lui: è Marco Visconti. - La pia chinò soavemente il capo ad accennare che già lo faceva, e non fu più vista rilevarlo: era spirata.
     
     
     
      CAPITOLO XXXII
     
      Marco uscì precipitosamente dalle camere della castellana, e Ottorino gli tenne dietro, punto, anche in mezzo all'angoscia di quell'ora fatale, da una pietosa sollecitudine per la vita del suo signore; e bisognoso anch'esso in quel primo momento di torsi da una vista che gli dava troppo schianto, di scuotersi, di operar qualche cosa, che lo facesse ricordar di sè medesimo, che gli tenesse, dirò così, in sesto la mente smarrita da un colpo tanto enorme.
      Il gran capitano, facendosi scorrer le mani sulla fronte e sugli occhi, come se avesse voluto torne via una nebbia, una scurità che gli stava dinanzi, attraversò a lunghi passi un loggiato, poi salì una scala e fermossi ad un uscio, dubbioso se dovesse entrarvi o no; ma si sentì tutt'ad un tratto soffocare, provò il bisogno di trovarsi all'aperto, e continuò a salire la scala per cui s'era avviato. Su, e su, tanto che giunse sul battuto d'una torre altissima: ivi fermossi, girò gli occhi intorno a mirare il vasto orizzonte che di là si scopriva, guardò un momento il sole involto di nubi infocate, al fine chinò il mento sul petto, intrecciò le braccia, e colle spalle appoggiate ad un merlo stette un pezzo in silenzio.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





Marco Visconti Ottorino