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      Finite le feste, il giullare volle andarsene, e la donna ricordevole della sua promessa, non avendogli mai potuto far accettare cosa che valesse, gli diede una commendatizia pel Legato apostolico Bertrando del Poggetto. Con questa il Tremacoldo andò a Bologna, e portò indietro tanto d'assoluzione dalla scomunica in che era incorso esercitando un mestiere proibito dai canoni; e gittato via per sempre il berretto a sonagli e il farsettin divisato, riprese un cappuccio a gote, un robone foderato di pellicce; e di menestrello si rifece canonico. L'amor del mestiere però gli s'era talmente fitto nell'ossa, che non potè spogliar del tutto il vecchio Adamo; non gli patì il cuore di staccarsi dal suo liuto, col quale rallegrava qualche volta le brigate in occasione di solennità straordinarie, o per non saper dir di no ad un amico, o ad un superiore: sempre però, intendiamoci bene, sempre nei termini dell'onestà e della modestia più stretta. Del resto, buon pastaccio, eccellente compagnone, campò al di là degli ottant'anni, e, cosa che parrà incredibile ed è pur vera, canonico, in mezzo a canonici, non ebbe mai che dire con nessuno.
      Ermelinda morì a Limonta in capo a due anni, compianta da tutto il paese. Frugandosi fra le sue cose, fu trovata l'ultima lettera di Marco, ch'ella aveva riposta in uno stipetto in compagnia d'una catenella d'oro. Nessuno sapeva indovinare come stesse quivi quella catenella, e che cosa volesse significare, salvo la moglie del falconiere e la sua figlia Lauretta, le quali però non ne fecero motto con nessuno mai.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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