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      Però, chi appena ci badi, vien tosto in mente che, se la Provvidenza le ha fatte riuscire in quel modo, avrà avuto le sue ragioni; e si trova che questo voler vedere ognuno pagato in questo mondo conforme pare a noi che il suo merito porti, è impazienza, leggerezza, prosunzione, e peggio; è un supporre d'aver noi più discernimento di Chi ce l'ha dato; è un dimenticar che quaggiù le partite si piantano, ma si saldano altrove.
     
      FINE
     
      NOTE:
     
      (1) Chi vuol sapere che sia la magnificenza e lo scialacquo, legga nei nostri cronisti la descrizione del banchetto che fu dato da Galeazzo sulla piazza dell'Aringo in occasione delle nozze della sua figlia Violante col principe Lionello, figliuolo del re d'Inghilterra. Alla prima tavola, alla quale coi principi e coi baroni principali sedeva il Petrarca, furono servite diciotto imbandigioni, e ad ogni muta di vivande venivano nuovi regali. Per non dir nulla delle vesti, delle pellicce preziose, dei bardamenti, delle armature compiute d'argento, dei vasi e del bacini d'argento e d'oro smaltato, che fu un subisso, e non la si finirebbe così tosto, furono distribuite venti pezze di panno di seta e d'oro, una quantità di fiori di perle, di rubini e di diamanti, dodici buoi grassi, sessantasei cavalli, e sei grossi corsieri da guerra, e sei grossi destrieri da giostra, e in fine due famosi barberi, chiamati uno il Leone, l'altro l'Abate, che furono offerti allo sposo (N.d.A.).
      (2) Così nel testo. Probabilmente è un refuso per "comune" [nota per l'edizione elettronica Manuzio]


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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