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      Scheele scopre l'ossigeno, come Priestley, scopre il gas cloro, l'idrogeno solforato, l'idrogeno arsenicale, i principali acidi organici vegetali e d'origine animale, la glicerina, l'acido cianidrico, e una quantità enorme di altri corpi nuovi, pubblica quel gioiello di libriccino che è il suo Trattato dell'aria e del fuoco; ma, anche egli muore seguace del flogisto. Lavoisier invece non scopre nessun corpo nuovo, ma è il vero legislatore della chimica; egli utilizza il materiale scoperto dagli altri. L'influenza che ha avuto l'opera di Priestley e di Scheele, e specialmente di quest'ultimo, sulla mente di Lavoisier è grandissima; tutto considerato, è presumibile che se lo Scheele (morto a soli 43 anni) fosse vissuto avrebbe adottato le idee di Lavoisier. La grande chiarezza colla quale egli descrive le sue fondamentali scoperte, il modo esatto e logico col quale chiaramente interpreta le reazioni che studia, la chiarezza con cui espone le sue idee, rende molto probabile la ammissione che Scheele avrebbe abbandonato la teoria del flogisto. Era uno sperimentatore, un analista, troppo moderno per supporre il contrario.
      Quest'uomo è degno della più grande ammirazione, perché egli deve tutto a sè stesso, al solo desiderio di scoprire il vero, al solo scopo di soddisfare il suo amore al lavoro; egli mai ha agito per ambizione, nè per avidità del danaro, nè per conseguire ciò che dicesi gloria. Forse a quest'ultima pensava... perchè questo sentimento è troppo strettamente legato alla intellettualità della natura umana.


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Biografia di Carlo Guglielmo Scheele
di Icilio Guareschi
Utet Torino
1912 pagine 81

   





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