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      I grandi genî mancano sempre di qualche cosa che per contrapposto è poi sviluppata in altri genî; in Scheele era meno predominante ciò che era potente in Lavoisier, cioè la facoltà di generalizzare, la facoltà di risalire dai fatti alle grandi leggi generali. Come scopritore di fatti nuovi, come analizzatore, come sperimentatore, Scheele era insuperabile; ma, come già dissi, egli morì seguace del flogisto!
      Nel 1775 andò a Köping, ove si stabilì definitivamente. Appena arrivato colà dovette pensare alle faccende della farmacia e all'amministrazione di essa; egli dovette provvedersi i mezzi di sussistenza anche per l'avvenire, mentre prima ben poco vi aveva pensato. Benchè forzatamente preoccupato in questioni materiali della vita, egli non abbandonava i suoi studî e ad un suo amico in questi critici momenti (1775) scriveva: "Credete voi forse che le cure materiali mi distolgano dagli studî e mi facciano abbandonare la chimica sperimentale? Niente affatto. Questa nobile scienza è il mio ideale. Abbiate pazienza, e bentosto voi avrete altre notizie". E alla fine di ottobre del 1776 era pronto il manoscritto del suo celebre libro: Trattato dell'aria e del fuoco!
      Dopo più di sei mesi dacchè era a Köping, molti concorrenti volevano l'officina che era stata affidata alla sua amministrazione, perchè non ne era ancora proprietario. Egli scriveva ad un amico nel 1776:
      Io sono profondamente rattristato perché io temo di riuscir bene in questo luogo. A mia insaputa un contratto è stato concluso riguardo la farmacia.


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Biografia di Carlo Guglielmo Scheele
di Icilio Guareschi
Utet Torino
1912 pagine 81

   





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