Pagina (44/81)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      ACIDO SOLFIDRICO. - Già prima del 1777 Scheele aveva scoperto l'acido solfidrico, che egli denominava aria epatica o aria solfurea.
      Egli l'otteneva decomponendo cogli acidi il fegato di solfo, sia preparato colla potassa e il solfo, sia colla calce e il solfo.
      Egli ne descrisse con grande precisione le principali proprietà (veggasi il suo Trattato dell'aria e del fuoco, § XCVII).
      Prepara i solfuri e per l'azione degli acidi osserva che fanno effervescenza, dovuta allo sviluppo di una nuova aria, che è poi l'attuale idrogeno solforato, e ne indica le principali reazioni: 1) non precipita l'acqua di calce; 2) è solubile nell'acqua e l'acqua assume odore epatico; 3) non mantiene i corpi in combustione ma all'aria brucia dando fumi bianchi con odore di solfo bruciato e deposito di solfo.
      Proprio come farebbe un chimico oggi!
      A pag. 257 del suo Trattato dell'aria e del fuoco dice chiaramente che il miglior modo di preparare quest'aria solfurea consiste nel trattare il solfuro di ferro cogli acidi:
      Il miglior metodo di procurarsi quest'aria è di fondere in una storta tre oncie di limatura di ferro con due oncie di solfo; di scaldare sino a che non si sublimi più solfo e rompere la storta quando tutto è raffreddato. Il peso del ferro sarà aumentato di un'oncia. Questo ferro solforato si scioglie con grande effervescenza negli acidi e non fornisce che dell'aria puzzolente del solfo, senza che resti del solfo nel residuo
      .
      È il modo col quale si è poi sempre preparato, e si prepara, comunemente l'acido solfidrico nei laboratori.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Biografia di Carlo Guglielmo Scheele
di Icilio Guareschi
Utet Torino
1912 pagine 81

   





Scheele Trattato Trattato