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      Nota che facendo bollire del solfo in un'atmosfera di aria infiammabile si ha odore epatico. Cioè si forma un poco di acido solfidrico e come oggi scriviamo:
      S + H2 = SH2.
      Si noti che egli scalda il solfo a ricadere tenendo la storta col collo in alto. Questa è la vera sintesi dell'acido solfidrico, partendo dagli elementi.
      Questa nuova aria egli la chiama aria infiammabile solforosa o solfurea. Osserva che è decomposta dall'acido nitrico.
      Fa l'esperimento di far incontrare questa nuova aria con lo spirito di solfo volatile (l'acido solforoso) e nota che dopo mezz'ora il vaso si riveste internamente di una pellicola di solfo. È l'esperienza che si la tuttora in iscuola e che si rappresenta colla nota equazione:
      2H2S + SO2 = 2H2O + S3.
      Inoltre lo Scheele scopri anche il persolfuro di idrogeno, che fu poi rappresentato colla formola H2S3 (veggasi il suo Trattato dell'aria e del fuoco).
      FOSFORO DALLE OSSA. - Nel 1769 Gahn dimostrò la presenza del fosfato di calcio nella cenere delle ossa e poco dopo, nel 1775, altri dicono 1770, Scheele studiò un metodo nuovo per estrarre il fosforo dalle ossa. Egli scioglieva le ossa calcinate nell'acido nitrico diluito e precipitava la calce coll'acido solforico; dal filtrato, evaporato, separava ancora del solfato di calcio, poi mescolava il liquido sciropposo con del carbone polverizzato, disseccava la massa e calcinava in storta di grès.
      Il metodo, scrive Thomson, che i fabbricanti di fosforo abitualmente impiegano non è che un perfezionamento del processo di Scheele (Système de Chimie, 1817, t. I, pag.


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Biografia di Carlo Guglielmo Scheele
di Icilio Guareschi
Utet Torino
1912 pagine 81

   





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