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      La grande simpatia, che noi proviamo per questo uomo, non è tanto per la miseranda e atroce fine a cui fu condannato, quanto perchè le sue idee hanno precorso i secoli, ed ora possiamo dire che tutti noi pensiamo come pensava il grande nolano. Noi sentiamo vivi i suoi dolori, perchè il pensiero suo è parte ora del nostro e con lui ci immedesimiamo.
      Ma il secolo XVI ci ha lasciato un'altra grande manifestazione utile alla umanità: il De jure belli, libri tres (Lugd. Dat., 1589, e Hanau, 1598) di Alberigo Gentile; libro che preludeva al De jure bellis et pacis ed al Mare liberum di Ugo Grozio, ed infine al Trattato di Westphalia (1648).
      La reazione cattolica del secolo XVI generò per contraccolpo il Rinascimento del secolo XVII. Il trattato di Westphalia, che chiuse l'êra della guerra prettamente di religione(3), è vanto di quel secolo; esso fu voluto e conchiuso da un italiano, dal Mazzarino, che governava la Francia.
      Questo trattato significa che la vittoria rimase al principio di libertà di coscienza, ossia che la vittoria fu del pensiero. Ed è precisamente il pensiero filosofico e scientifico che primeggiava in Italia.
      L'Italia allora affermò i diritti della scienza contro la prepotente teologia, separò nettamente l'autorità scientifica dalla fede, proclamò altamente il metodo sperimentale, beneficio questo non inferiore a quello della libertà di coscienza promosso da Lutero (G. Bovio).
      Questo distacco della fede dalla scienza fu subito notato dai grandi pensatori e storici che vennero dopo.


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Domenico Guglielmini e la sua opera scientifica
di Icilio Guareschi
Utet Torino
1914 pagine 188

   





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