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      XVII, da molti conferenzieri e da alcuni scrittori. Se ne è esagerata enormemente la decadenza e ciò specialmente da coloro i quali non scorgono il progresso di una nazione che dallo stato delle lettere e delle arti.
      Anche dal lato politico questo secolo non è più come il precedente, tanto celebrato, in cui però era possibile ad un piccolissimo esercito straniero attraversare l'Italia dal Monginevro a Napoli; ma nel Seicento si incontra già la resistenza del Piemonte, ed i nemici per entrare in Italia debbono furiosamente combattere e insanguinare molti grandi campi di battaglia a piè delle nostre Alpi occidentali.
      Venezia fieramente combatteva contro i Turchi che volevano invadere l'Europa. La guerra che durò per quindici anni, dal 1684 al 1699, fu molto gloriosa ed è celebre il grande capitano Francesco Morosini che conquistò alla sua patria importanti provincie; colla pace di Carlowitz, nel 1699, si sancirono non solo queste conquiste venete, ma fu il primo inizio di debellamento, d'indietreggiamento della potenza ottomana, che allora era all'apogeo. E un altro italiano, il Principe Eugenio, colle famose battaglie di Zenta (1697) e di Peterwaradino (1716), assicurò l'Europa dalla invasione turca.
      Allora vediamo, mai prima di questo secolo, un duca di Savoia, Carlo Emanuele I (1580-1630) da solo far guerra alla Spagna e resistere; far guerra alla Francia, non senza gloria; poi, dopo un periodo di 45 anni, un altro principe italiano, sul finire del XVII e sul principio del XVIII secolo, portar somma gloria alle armi nostre, e dopo le famose battaglie di Staffarda (1690), di Cuneo (1692), di Marsaglia (1693), conchiudere un trattato glorioso; ed il Balbo giustamente esclama: "Che più? Fu questo trattato uno dei più belli firmati mai da Casa Savoia; Vittorio Amedeo fece da arbitro d'Italia, così che vi patteggiò la neutralità universale di essa".


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Domenico Guglielmini e la sua opera scientifica
di Icilio Guareschi
Utet Torino
1914 pagine 188

   





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