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      Ecco, secondo me, in breve, la via tenuta da questa idea feconda dell'infinitamente piccolo.
      In questo tempo Lucrezio viene ricordato e studiato dai migliori cultori delle scienze di allora, tra i quali Guglielmini.
      Questo fatto, a mio parere, costituisce un sintomo caratteristico. È precisamente in questo secolo che si comincia a discutere, direi sperimentalmente, il problema fondamentale della chimica: la costituzione della materia, mentre non si discuteva ancora il problema fondamentale sull'astronomia che è quello dell'evoluzione degli astri. Guglielmini non si occupa degli esseri viventi, delle piante o degli animali, ma prende in esame la materia in sè, quale è, e concepisce l'idea che anche le minime particelle, che spesso chiama molecole, abbiano la stessa forma geometrica delle parti visibili, dei cristalli, e sempre costanti per ogni determinata sostanza.
      Era questo un concetto nuovo, tutto proprio del Guglielmini.
      L'idea per me è tutto; il resto viene dopo. La prima idea è il vero germoglio.
      Quella idea geniale nacque in un ambiente che era adatto a produrla, ma non a svilupparla, perchè i chimici e i mineralogisti erano ancora nel periodo alchimistico e in quello del flogisto, con Becher e Stahl.
      Per intendere bene tutta l'importanza delle idee del Guglielmini bisogna aver presente lo stato della chimica del suo tempo, e ancora di molti anni dopo. I libri di chimica erano ripieni delle idee le più strane e confuse. Basta leggere le opere di Lemery, di Becher, di Glaser, di Beguin, ecc.


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Domenico Guglielmini e la sua opera scientifica
di Icilio Guareschi
Utet Torino
1914 pagine 188

   





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