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      Io, che più volte hò auuta la fortuna, nel tempo della mia dimora in Roma, di godere de' benigni, e virtuosi discorsi di Vostra Eccellenza, hò altresì potuto in essi discernere, quanto frà l'altre scienze prenda Ella diletto della Filosofia Sperimentale, & in che grado di stima abbia le nuoue cognizioni Filosofiche, delle quali è stato, ed è tanto ferace il nostro secolo. Ciò m'hà fatto animo a portare a' piedi di Vostra Eccellenza queste mie Filosofiche Riflessioni, che hò dedotte dalle Figure de' Sali, persuadendomi non sia per negarle l'umanissimo suo gradimento, insieme e patrocinio, e a me l'onore di potere sempre apparireDi Vostra Eccellenza
     
      Bologna li 25. Agosto 1688.
     
      Vmilissimo, Devotissimo, & Obligatissimo Seruitore
      Domenico Guglielmini.
      DISCORSO
     
      Sopra le Figure de' Sali.
     
      LA Verità, vnico scopo delle Filosofiche cognizioni, restò così profondamente sepolta nella produzione delle cose create, che quanto facile al Creatore fù già in esse occultarla, riesce altrettanto difficile il rinueniruela. Seruane per proua la varietà delle opinioni, che d'una cosa stessa anno tenute tanto i moderni, quanto gli antichi Filosofi, le quali, benche trà di loro totalmente opposte, anno però rese immortali le Scuole, nelle quali fiorirono, non per la verità, che in se, contenessero, mà per la moltitudine ben grande de' Professori, che le seguirono: E pure essendo l'istesso Vnum, & Verum, non è possibile, che in ogni vna di esse la Verità si racchiuda.
      Quindi è, che alcuni doppo reiterate fatiche, disperati di poter più ritrouarla, non vollero soprauiuere ad vna sì noiosa sinderesi, affogandosi altri nell'Euripo, perche non capiua le cause di quegl intricati moti, altri precipitandosi nelle voragini del Vesuuio, per non intendere d'onde nascessero incendj sì spauentosi, come succedette ad Aristotile, e a, Plinio, che furono que' generosi, che elessero di rimanere più tosto privi della vita, che ritenerla oppressa dall'insoffribile tirannide dell'ignoranza circa le cose della Natura, facendo con ciò auuerare il detto di Seneca: Nisi ad haec admitteremur, non fuerat operae pretium nasci.


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Domenico Guglielmini e la sua opera scientifica
di Icilio Guareschi
Utet Torino
1914 pagine 188

   





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