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      Poco dopo pubblicata la sua Memoria sui solfuri alcalini, nel 1825(141) ne pubblicò un'altra anche più importante sui solfosali, cioè sui solfocarbonati, solfoarseniati, solfoantimoniati, solfomolibdati, ecc., nella quale dimostra ad evidenza le analogie fra i sali ossigenati e solforati. I solfuri di arsenico, antimonio, il solfuro di carbonio, ecc., funzionano come solfoanidridi e reagendo coi solfuri metallici propriamente detti dànno i solfosali, quale ad esempio
     
      3K2S + AsS3 = 2K3AsS3.
     
      In questa Memoria sviluppa le sue idee sulla nomenclatura dei sali, che è poi quella usata ancora al presente; i composti metallici cogli alogeni (così da lui chiamati perchè generatori di sali) chiama sali aloidi, come il cloruro di sodio.
      I composti salini cogli acidi ossigenati chiama sali amfidi (ossisali, solfosali, seleniosali, ecc.). In principio di questa Memoria cambia giustamente il nome di acido idrosolforico (H2S) in quello di acido solfidrico. Descrive alcuni solfidrati (Ca, Li, ecc.).
      Della proprietà o funzione acida che hanno certi solfuri relativamente ad altri solfuri e di formare quindi dei solfosali, il Berzelius ne discorre in una lettera a Marcet, 20 novembre 1821. Del resto nel suo Trattato di Chimica queste cose sono magnificamente descritte e discusse.
      Dunque, coi suoi numerosi lavori sui solfuri (1821-1827) mise in evidenza le analogie tra il solfo e l'ossigeno; analogia dimostrata dall'analoga composizione dei solfuri e degli ossidi; e meglio ancora dall'esistenza dei solfosali che egli scoprì, cioè composti salini in cui l'ossigeno è sostituito dal solfo.


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Jons Jacob Berzelius e la sua opera scientifica
di Icilio Guareschi
Utet Torino
1915 pagine 398

   





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