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      Egli partiva, ad esempio, dal solfito di piombo PbO.SO2 (ossia PbSO3), l'ossidava con acido nitrico, lo trasformava in solfato e notava che oltre a solfato di piombo non trovava traccia nè di piombo, nè di acido solforico in eccesso; dunque, egli diceva, nel solfuro di piombo PbS, nel solfito PbO.SO2 e nel solfato PbO.SO3 il rapporto tra piombo e solfo si mantiene costante e varia solo la quantità di ossigeno che però è costante; nel solfito il rapporto 1 : 2 fra l'ossigeno della base e l'ossigeno dell'acido e 1 : 3 nel solfato.
      Per formare più combinazioni, più o meno complesse, scrive Ostwald, gli stessi elementi si uniscono sempre nel medesimo rapporto; è ciò che si potrebbe chiamare la legge delle reazioni integrali. Questa legge di Berzelius fu poi seguita da Stas quando lavorava con il clorato, bromato e jodato d'argento AgClO3, AgBrO3, AgJO3, che, come aveva fatto Berzelius, trasformava in cloruro, bromuro e ioduro; i rapporti AgCl, AgBr, AgJ restavano gli stessi.
      È questo dunque un altro punto importante fissato da Berzelius.
      Io credo di non esagerare dicendo che Berzelius nel 1811 gettò le basi della chimica sperimentale moderna, come Avogadro gettò, nello stesso memorabile anno, le basi delle teorie chimiche moderne.
      Nè può essere passata sotto silenzio la sua Memoria di grande importanza storica pubblicata nel 1813 e che ha il titolo: Essay on the Cause of chemical Proportions, and on some Circonstances relating to them: together with a short and easy Method of expressing them(208).


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Jons Jacob Berzelius e la sua opera scientifica
di Icilio Guareschi
Utet Torino
1915 pagine 398

   





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