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      Fra le numerose teorie della formazione dell'etere, ve ne è una, com'è noto, che fa dipendere la facoltà dell'acido solforico di trasformare l'alcol in etere dal suo potere assorbente per l'acqua, ammettendo che l'alcol, composto di un atomo di eterene (C4H8) e di due atomi di acqua, sia ridotto in etere cedendo la metà della sua acqua all'acido.
      Questa teoria, semplice quanto ingegnosa, concordava perfettamente colle conoscenze nostre sulla reazione fra le affinità dei corpi: tuttavia essa non giungeva a spiegare perchè altri corpi non acidi, ugualmente avidi di acqua, non potessero ugualmente servire; perchè la soda, la potassa, il cloruro di calcio, la calce anidra, ecc., non producessero etere, so la trasformazione non dipendeva che da affinità per l'acqua. Le ricerche di Mitscherlich provarono che l'acido solforico, convenientemente diluito e preso ad una temperatura tale che il raffreddamento prodotto dall'aggiunta d'alcol compensasse il riscaldamento che avviene nella miscela, decomponeva l'alcol in etere ed acqua, i quali, poichè la temperatura superava il punto di ebollizione dell'acqua, si separavano per la distillazione della massa e presentavano, dopo una condensazione completa, una miscela di peso uguale a quello dell'alcol impiegato. Il modo di operare in questa esperienza, come pure il fatto della distillazione dell'acqua unitamente all'etere, erano, veramente, noti prima di Mitscherlich, ma è suo il merito di averne preveduto le conseguenze. Intatti, egli dimostrò che, a questa temperatura, l'acido solforico doveva agire sull'alcol, in virtù della stessa forza che determina l'azione degli alcali sull'acqua ossigenata, e poichè l'acqua, separandosi intieramente dalla miscela, non obbedisce ad un'affinità per l'acido, ne conchiude: che l'azione dell'acido solforico e della diastasi sull'amido, da cui risultava lo zucchero, doveva essere della stessa natura.


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Jons Jacob Berzelius e la sua opera scientifica
di Icilio Guareschi
Utet Torino
1915 pagine 398

   





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