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      - Quando più tardi seppe qual nome portasse il modesto viaggiatore biondo, fu tale e sì devota la sua ammirazione per lui, che conservò come una santa reliquia la stoviglia ove furono cotte le uova, e il bicchiere a cui bevve il Generale; e quando nel 1867 Garibaldi, non mai dimentico dei benefizii ricevuti, passando da Poggibonsi volle rivedere la casa ospitale, la donna non si saziava di riguardare estatica l'Eroe. - E Garibaldi, che si rammentava delle circostanze più minute, domandò della bambina che aveva tenuta sulle braccia nelle poche ore in cui aveva trovato riposo in quella casa modesta, e gli fu presentata una giovane di oltre venti anni, sulla cui fronte depose un bacio paterno, memoria dei baci stampati dal profugo sul suo visino di fanciulla, grato ricordo dell'accoglienza amorevole che in tempi così diversi aveva ricevuta nella casa della Giuseppa Bonfanti.
      Allestite le uova, e tornato il Cantini da Poggibonsi coll'assicurazione che quanto prima tutto sarebbe in ordine per la partenza, volle la buona donna nell'attiguo salotto apprestare la mensa, cui si assisero Garibaldi, il capitan Leggero e il vetturino di Prato. Poco avanti il mezzogiorno venne il vetturino di Poggibonsi, e Garibaldi, ringraziata la Bonfanti di tutto quello che aveva ricevuto da lei, volle ad ogni costo soddisfarla dei prestati servigi, ad onta che essa facesse del suo possibile per rifiutare la moneta, e lasciando al Cantini i suoi saluti per gli amici di Prato, e accomiatandosi dalla famiglia Bonfanti come un vecchio amico, partì insieme al compagno pel Bagno a Morbo.


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Dal Molino di Cerbaia a Cala Martina
Notizie inedite sulla vita di Garibaldi
di Guelfo Guelfi
Salvatore Landi Firenze
1889 pagine 102

   





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