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      - Scesero di sella i tre cavalieri, e Garibaldi, vedendo il Martini in persona, e giudicando per lui, piuttosto avanzato in età, troppo grave il disagio di quel viaggio notturno, gli disse in tuono di dolce rimprovero: "Come, voi stesso, signor Martini, volete accompagnarci?" - "Io stesso" - rispose il buon Ministro, che non voleva affidare a mani mercenarie il prezioso incarico.
      Quivi il Serafini, ritirando i fucili da caccia come armi troppo appariscenti, volle fare accettare al Generale un suo stile dalla lama triangolare, poi il Garibaldi e il Leggero si accomiatarono da lui esternandogli i loro più vivi ringraziamenti per l'ospitalità cordiale, e per la sua valida cooperazione al loro salvamento. Si scambiarono augurî per sè e per la patria, e si divisero abbracciandosi e baciandosi. - Quanto il Generale tenesse in conto l'operato di Cammillo Serafini, e qual memoria ne abbia sempre conservato, lo mostrano l'accoglienza fattagli la sera del 2 Ottobre 1860, al quartiere generale di Caserta, subito dopo la vittoria di quel giorno, cosa della quale abbiamo già parlato, e lo mostrano altresì le molte lettere direttegli in tempi diversi, ma specialmente la seguente che qui riproduciamo, colla quale, sotto colore di fare domanda relativa ad un caso d'idrofobia, fa sapere al Serafini e agli amici di essere arrivato in salvo, e di conservare memoria degli aiuti che ebbe in Toscana. Ecco la lettera scritta poco dopo i fatti narrati:
     
      Maddalena, 20 Ottobre 1849.
     
      Stimatissimo signor Cammillo.


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Dal Molino di Cerbaia a Cala Martina
Notizie inedite sulla vita di Garibaldi
di Guelfo Guelfi
Salvatore Landi Firenze
1889 pagine 102

   





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