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      L'ungherese poi fu fatto ritornare alla Fonte al Bugno, con ingiunzione per parte di Olivo Pina di non allontanarsene fino al suo ritorno.
      Presero una zuppa i due esuli, e avanti di partire cambiarono il loro vestito coi fratelli Lapini, cioè Garibaldi con Giulio, e Leggero con Riccardo, e disse il Leggero che così avevano fatto diverse volte durante il loro trafugamento, unica misura di sicurezza che era stato possibile far prendere al Generale. Erano le 5, ora stabilita per la partenza, ed essendo riuniti nel salotto della casa Guelfi gli esuli, i fratelli Lapini, e i quattro Scarlinesi, Giulio si rivolse al Garibaldi, e gli disse come buon augurio: "Sapete, Generale; oggi abbiamo letto nei giornali a Massa che eravate a Venezia in compagnia di Manin e del generale Pepe, e ne abbiamo riso di cuore, perchè nessuno vi sospetta qui." Poi gli accennò ai quattro Scarlinesi come giovani a tutta prova, dicendogli: "E ora vi consegno in mano di amici tali quali avete incontrato fin qui." Garibaldi e Leggero abbracciarono e baciarono i fratelli Lapini, e li pregarono di ringraziare a loro nome Angiolo Guelfi per l'ospitalità ricevuta nella sua casa, e più ancora per quanto aveva esso operato. Quindi si divisero, restando i Lapini alla casa Guelfi, e partendo i due profughi scortati dai quattro Scarlinesi alla volta del mare.
      Partì il drappello dei sei, armati tutti di fucili a due canne. Precedeva Olivo Pina, seguiva il Generale, poi gli altri. - Camminavano silenziosi poichè Garibaldi era cupo e cogitabondo.


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Dal Molino di Cerbaia a Cala Martina
Notizie inedite sulla vita di Garibaldi
di Guelfo Guelfi
Salvatore Landi Firenze
1889 pagine 102

   





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