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      Da per tutto alla fine straripò torrente, che mena in volta sassi e fango; rovina dei luoghi coltivali.
      Nè il ciclo infelice di questo avvicendarsi di successi sembra completo fin qui, mercè i consigli di una gente improvvida, che non comprende, come la fede mancata assai più nuoccia alla causa delle Monarchie, che le grida insensate pel socialismo. "Quando la buona fede fosse bandita da tutta la terra, dovrebbe ricoverarsi nel cuore dei Re," il senno antico ammaestrò; la quale sentenza io non so bene se più corrisponda co' precetti della morale, o con quelli della politica (seppure questa distinzione può farsi), comecchè sappia, che con entrambi necessariamente la lealtà si mantenga.
     
     
     
      VI.
     
      Agitazione in Toscana.
     
      Ma inopportuno ragionamento sarebbe qui discorrere le vicende di Europa; mi ristringo in più modesto confine; parlo di Toscana.
      La lunga amministrazione precedente al Ministero Ridolfi aveva, da una parte, aumentato fra noi universale disgusto: delle cause non tratto, nè mi gioverebbe trattarle: accenno un fatto, che male può revocarsi in dubbio: dall'altra, si disfacevano nel disprezzo e nell'odio gli agenti dell'autorità, utili in Istato che goda la pubblica opinione, necessarii negli Stati che dalla pubblica opinione si scompagnano, perchè, se essi difettano di credito e di forza, chi gli sosterrà? Certo la forza poco dura; ma finchè dura, costringe. Così il Popolo, un giorno commosso dal medesimo impulso (e a torto si affaticano qui a rintracciare instigazioni di sètte), prese a imprigionare e a manomettere tutti gli ufficiali superiori e subalterni della Polizia.


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Apologia della vita politica
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Editore Firenze
1851 pagine 1183

   





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