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      Nè m'incresce meno considerare come si espongano al pubblico dileggio i nostri nemici. I nemici vanno vinti, Signor Prefetto, e non oltraggiati, imperciocchè lo insulto, prima della vittoria, sia stolta jattanza; dopo, bassezza codarda. E un altro male fanno eziandio simili scede, che inducendo il Popolo in falso concetto sopra la potenza del nemico, dorme sicuro poterlo vincere agevolmente, mentre avrebbe mestieri di supremi conati per superarlo(35)." Ah! non era io quegli, che lusingando assicurava il Popolo potersi vincere il nemico co' bastoni e co' sassi..... non io..... non io promisi andargli incontro co' figli; ma quando strinse il bisogno, mandai semplice soldato quell'unico, che mi tiene luogo di figlio!
      Ma l'Accusa, dissimulando la condizione dello Stato, e come se incominciasse sotto il mio Ministero l'agitazione in Toscana, va a raccogliere i fatti successi per gittarmeli in faccia; essa rammenta: 1° Lo assembramento in Livorno nel 29 e 30 ottobre 1848 per bruciare la Patria, e l'uscita delle milizie a dimesticarsi col Popolo. 2° La occupazione violenta delle Fortezze di Portoferraio. 3° Le minacce contro i proprietarii della sega a vapore a Livorno. 4° Le violenze alla tenuta di Limone dei fratelli Bartolomei. 5° La esultanza in Livorno per lo assassinio del Conte Rossi, assistente il Governatore. 6° La opposizione al richiamo in Firenze del Capitano Roberti. 7° Le violenze elettorali, quantunque l'Autorità avesse avuto il tempo e i mezzi per prevenirle. 8° Le violenze contro il giornale La Vespa, onde ridurlo a tacersi, comecchè avesse avuto coraggio di farsi opponente al Ministero.


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Apologia della vita politica
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Editore Firenze
1851 pagine 1183

   





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