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      E, come di diritto, egli manca di autorità e di forza. Assurda cosa pertanto. Però sento obiettarmi: E se il Popolo, a cui si aveva ricorso col suffragio universale, avesse conferito mandato illimitato, come avreste saputo limitarlo voi? Per necessità, rispondo, della natura e dello esercizio di questo mandato. Per necessità della natura del mandato illimitato, che appunto, perchè generico, ha bisogno di norme e istruzioni successive; e se queste non prescriveva la Corona, non si conosce chi altri avesse potuto indicarle, ponendo mente che l'azione del suffragio universale versava unicamente sul voto elettorale, e quindi cessava; - per necessità dello esercizio, essendo il mandato nostro di natura complessa, e tale che senza consenso e concorso degli altri Stati rimaneva inane. E supposto eziandio che le istruzioni del Ministero per esercitare il mandato fossero parse a taluno, o a molti degli Elettori, diverse dal suo concetto, egli avrebbe chiesto e agevolmente ottenuto la conferma dell'operato, o, come si dice con parole inglesi, un bill d'indennità; conciossiachè costretto dal voto maggiore di Stati più potenti del nostro, non avesse potuto estenderlo agli scopi desiderati; e averlo speso nella opera della Indipendenza italiana lealmente ed efficacemente, non sarebbe stato piccolo merito. Il Montanelli avrebbe dovuto, dopo pochi giorni, presentare nuova Legge alla Corona intorno al mandato dei Commissarii ch'egli avrebbe richiesto illimitato, a norma della sua dottrina. La Corona avrebbe concessa o negata la discussione della Legge; se negata, il Presidente si dimetteva, e tanto era accettare la sua dimissione pochi giorni prima che pochi giorni dopo; anzi, meglio prima, perchè allora spontanea, e con promessa di sostenere la politica del Ministero riformato; se conceduta, la Camera naturalmente votava o rigettava la Legge: rigettavala, ed ecco ritornare la necessità della ritirata del Ministero, e in questo modo con clamore e scandalo, mentre poteva congedarsi di quieto; la votava, ed allora per tortuoso avviluppamento si replicavano le condizioni medesime del voto della Costituente.


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Apologia della vita politica
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Editore Firenze
1851 pagine 1183

   





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