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      Pensoso più d'altrui che di sè stesso,
     
      prorompeva negli accenti: "Il Popolo non si frena; andate e predicate rispetto alla vita, rispetto alle proprietà;" se si ritenga, dico, che mi trovai portato di peso giù in piazza, sbattuto e abbattuto; se si ritenga, che sospettosi inquisitori mi si cinsero alla vita, e che furibondi ordinatori mi tennero in perpetua pressura, allora si comprenderà che i Repubblicani mi portarono al Campidoglio sì, ma per precipitarmi dalla Rupe Tarpea.
      Chiunque sia, comecchè mediocremente versato nella storia delle commozioni popolari, conosce che i Partiti, allora quando scelgono un Capo, nol fanno già per darsi padrone, ma sì per avere un servo(171); e dove niente niente e' baleni ad eseguire i comandamenti loro, lo spezzano. Di qui avviene che uomini reputati onnipotenti, inciampando in un filo di paglia, stramazzino: ora, siccome di casi siffatti non fu penuria ai dì nostri, non importa addurre esempj. L'Accusa non ha cercato, e non gl'importava trovare, cosa che io conosco, ed è: che se il 12 aprile non sopraggiungeva, una cospirazione, che si chiamava repubblicana, si era formata per rovesciarmi e per trucidarmi(172). Da questa parte io mi guardava, ma la rovina venne dall'altra parte dalla quale non mi badava, o nella quale riponeva fiducia di conforto e di aiuto. E di ciò, a suo tempo, saranno addotti i motivi.
     
     
      XVI.
     
      Giorno 8 Febbraio 1849.
     
      L'Accusa insiste, che per bene tre volte, invitato dal Presidente Vanni, io ricusassi restringermi a segreta conferenza.


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Apologia della vita politica
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Editore Firenze
1851 pagine 1183

   





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