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      .. Un poco più tardi, nel sangue che aveva fatto versare, affoga Robespierre, e seco va disperso il regno del terrore(206).
      Infatti il Regio Procuratore Repubblicano afferma, che non mi mancavano gli avvertimenti: "come nulla vi fosse di peggio in politica, specialmente in tempi di rivoluzione, che il non far nulla, e lo aspettare gli avvenimenti con la stolta lusinga di dominarli(207)."
      Ma i condottieri della fazione repubblicana erano oltre ogni credere tenacissimi, e vedendo che le parole non bastavano, fecero prova di operare una nuova rivoluzione nel giorno 18 febbraio. Nel giorno 18 febbraio una immensa moltitudine conveniva in Piazza; nel 18 febbraio Niccolini arringando diceva con parole aperte: "Il Popolo ingannarsi sul conto mio, avversare io la Repubblica, intendermela col Granduca; entrasse il Popolo in palazzo, mi costringesse a proclamare la Repubblica: se assentissi, bene; se no, giù dai balconi!"
      Questa minaccia fu ripetuta più volte: si aizzava il Popolo a trucidarmi. Quanti tremavano allora per la mia vita, che ora non dirò lieti, ma in parte certo profondamente indifferenti, del mio non degno infortunio! Ma allora ero una trincera dietro la quale riparavano sbigottiti; adesso sono diventato documento increscioso d'ingratitudine. Però fu detto dei nostri vecchi: mala bestia è quella, che dà di calcio al vaglio dopo avere mangiato la biada...
      Poco dopo, il fatto tenne dietro alla minaccia. Il Popolo allagò imperante e furioso. Che cosa fare? A qual Santo votarmi?


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Apologia della vita politica
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Editore Firenze
1851 pagine 1183

   





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