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      Due Partiti da molto tempo travagliavano Siena: uno smanioso del Principato assoluto, nemico naturalmente di guerra, avverso alle dubbie fortune, il quale alla patria, alla gloria, alla voce stessa del Principe, che pur ci chiamava ad impresa ch'era e che fu detta santa, la tenace conservazione, e lo ignavo godimento del paterno censo anteponeva; l'altro, promotore del Principato Costituzionale, della Costituente, e di quanto altro in quei tempi antichi andava per le bocche (chè per i cuori mal saprei dire davvero) dello universale; conciossiachè vuolsi notare da cui fa studio della verità, come dalle stesse carte dell'Accusa non ricavo che in Siena si acclamasse la Repubblica nè prima, nè quando giunse il signor Montanelli. Il primo provocò il secondo, questi raccolse le forze, e andò a combatterlo; quindi scontri deplorabili e timore di peggio. - L'Accusa sembra che lealissimi, degni di onore, amici veri del Principato reputi quelli che acclamavano: - al Principe solo, e basta; - che urlavano: - Morte agli scolari! - che spiegavan bandiera bianca e rossa; che imprecavano alla guerra della Indipendenza, che insultavano la gente, che in piazza si presentavano armati, e a cui non gridava come loro davano di buone coltellate pel mezzo della faccia: - demagoghi (dacchè oggi di questa parola è gran consumo nelle scritture, specialmente nelle curiali), e meritevoli di perpetua infamia gli altri che spiegavano bandiera tricolore, e alla Costituente applaudivano. Ma la guerra della Indipendenza avevano bandita i Ministeri tutti, il Parlamento, e il Principe stesso; ma la bandiera tricolore era stata dichiarata bandiera nazionale; e tutti, badate bene, tutti, o di seta al cappello, o di smalto fra i ciondoli dell'orologio, ne portavano il segnale; ma tricolore fu dato il nastro ai Deputati donde pendeva la medaglia, tricolore la sciarpa che ricingeva il collo ai Senatori, tricolore il nastro della medaglia che, mostrando la effigie del Principe, consolava i suoi sudditi dell'angoscia per la guerra dove li tradì la fortuna, non l'animò; tricolori le bandiere giurate, tricolori le bandiere agitate dalla sovrana destra dai balconi della regale dimora; ma i padri mandavano i figliuoli a studio in Siena, perchè vi venissero istruiti e non ammazzati; ma la Costituente proposta alle Camere con Decreto del Principe e votata dal Parlamento, finchè non era reietta col veto, doveva rispettarsi.


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Apologia della vita politica
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Editore Firenze
1851 pagine 1183

   





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